23/01/09

Speciale H.Y.P.E.K.I.L.L.E.R. - parte 1

SPECIALE H.Y.P.E.K.I.L.L.E.R.

John Carturro, il vostro redattore giramondo, oggi vi parla dalla sede della Failure by Sure. Siamo in compagnia di Moses Favelas e Thierry Banlieue, rispettivamente engine lead programmer e executive chief supervisor rabdomant quality tester di questa nuova software house che, siamo sicuri, farà preso parlare di sè. Infatti, adesso ve ne parlo.

JC: Prima di tutto, grazie per avermi invitato nella vostra fantastica sede di Toronto, Arizona. A prima vista, siamo in uno sgabuzzino precedentemente abitato abusivamente da barboni, con degli elaboratori vetusti addossati alle pareti umide. Thierry, dicci qualcosa in merito


TB: (ride) Così sembrerebbe! In realtà, noi della FBS adoriamo il vintage, gli oggetti pregni di vita vissuta, le parite imbevute di umanità... Proprio non riesco ad immaginarci in un ambiente sano, con un'umidità inferiore al 90%, i servizi igienici e l'energia elettrica.

JC: Non dirmi che non avete l'energia elettrica...

TB: (ride) E invece è proprio così! Abbiamo un filo di rame molto spesso, e isolato, collegato ad uno dei lampioni in strada: appena si accendono, inizia il nostro lavoro. Fortunatamente, siamo in inverno e le giornate sono corte... tutta produttività! Proprio non riesco ad immaginarci in un locale regolarmente affittato, con la bolletta della luce che periodicamente turba il nostro lavoro.

JC: John, in apertura ho accennato al fatto che la vostra è una SH nuova. Come vi ponete all'interno di questo media, che ormai, scherzando scherzando, si trascina da 30 anni circa?

MF: Ti ringrazio per la domanda. Si, la Failure by Sure è giovane, ma solo sulla carta (essendo stata costitutita con regolare atto notarile solo un attimo prima che iniziasse l'intervista). Il nostro team è composto da vecchie volpi del settore, gente che mangia pane e microprocessori, schede forate spalmate di burro eccetera.

JC: Ecco, facci qualche nome dei progetti a cui avete partecipato, in maniera più o meno diretta

TB: (ride) Josè, prepara una brandina per il nostro intervistatore... Scherzo, cercherò di essere sintetico. Conoscerai certamente Ed Hunter, il gioco ufficiale della mascotte degli Iron Maiden.

JC: Certo, ricordo benissimo. Un successo di critica e di vendite. Altro?

TB: (ride) Tornando indietro di qualche anno, posso farti il nome di Rise of the robots. Fu la risposta occidentale allo strapotere degli orientali (ndBarabba: "musi gialli" nella versione originale del testo) nei picchiaduro, un genere esploso da poco con robaccia quale Street Fighter II e i titoli della SNK. C'era bisogno di un'accelerazione nell'evoluzione grafica e di una riscrittura delle leggi della giocabilità: tutto ciò, lo riassumemmo in 4 parole, Rise of the robots. Il gioco, ancora oggi, è ricordato come una delle pietre miliari del genere e vanta ancora una community di appassionati decisamente popolosa.

JC: E tu, Moses, sei particolarmente legato a qualche progetto in particolare?

MF: Ti ringrazio per la domanda. Uhm, in realtà non saprei scegliere... mi parrebbe di fare un torto agli altri videogiochi da me sviluppati. E poi, dalle mie parti abbiamo un detto: cada cucaracha es hermoso de usted madre. Comunque, voglio sbilanciarmi: F.L.O.P.

JC: Non dirmi che F.L.O.P. era tuo! Ci ho giocato un sacco e una sporta! Puoi dirci qualcosa in più, per i nostri lettori che non hanno avuto modo di giocarci?

MF: Ti ringrazio per la domanda. Full Loaded Opossum Panathinaikos è stato un gioco leggermente snobbato dal grande pubblico (ndBarabba: i commessi dei negozi di videogames non maneggiavano direttamente la confezione, ma solo con l'intermediazione di un bastone isolato), che non ne ha compreso la freschezza e l'innovazione. In F.L.O.P. controllate un opossum greco in uno schermo di 320x200 disseminato di quadratini gialli; ad ogni quadratino fagocitato, l'opossum si allunga. Purtroppo, per motivi addebitabili esclusivamente alle limitazioni tecniche dell'epoca (ndBarabba: la lavorazione del gioco è iniziata nel dicembre 2004), il gioco si bloccava clickando su "start" nella schermata iniziale: la cosa non è mai andata a genio ai giocatori.

Finisce qui la prima parte di SPECIALE H.Y.P.E.K.I.L.L.E.R.. A breve la seconda parte!


John Carturro

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